
Norma CEI 79-3: tutte le novità del 2025 per impianti antintrusione
A partire dal 1° gennaio 2025, entra ufficialmente in vigore la nuova edizione della Norma CEI 79-3, uno dei riferimenti normativi più importanti in Italia per la progettazione e realizzazione di impianti di allarme intrusione e rapina. Questa revisione, attesa da tempo da operatori e professionisti del settore sicurezza, introduce importanti aggiornamenti tecnici e metodologici, con l’obiettivo di allineare la normativa italiana agli standard europei e di migliorare l’efficacia e l’affidabilità degli impianti.
Tra le principali novità spiccano l’introduzione di una valutazione oggettiva del rischio come base della progettazione, un nuovo metodo tabellare per il calcolo del livello di prestazione e l’adozione dell’Indice Integrativo di Sicurezza (IIS), che consente di valorizzare componenti aggiuntive come videosorveglianza o dispositivi nebbiogeni.
Questa norma riguarda da vicino non solo gli installatori e i professionisti del settore sicurezza, ma anche tutti quei clienti privati, aziende o condomìni che stanno valutando l’installazione di un impianto di allarme. Perché? Perché un impianto progettato e realizzato secondo la CEI 79-3 è sinonimo di:
- Qualità e prestazioni certificate, riconosciute a livello normativo;
- Conformità agli obblighi di legge, fondamentali per la validità della Dichiarazione di Conformità (DM 37/08);
- Maggiore tutela in caso di furti o danni, anche ai fini assicurativi.
In questo articolo analizzeremo in modo dettagliato tutte le novità introdotte dalla norma CEI 79-3:2025, chiarendo i passaggi chiave e le implicazioni pratiche.
Cos’è la Norma CEI 79-3 e a chi si rivolge
La Norma CEI 79-3 è il principale riferimento tecnico italiano per la progettazione, installazione e verifica dei sistemi di sicurezza anti-intrusione. È una norma di tipo “applicativo” che stabilisce criteri oggettivi per realizzare impianti di sicurezza conformi, funzionali e affidabili, sia in ambito residenziale che professionale o industriale.
Il suo scopo è duplice:
- Fornire una guida concreta ai tecnici e agli installatori, affinché possano progettare e realizzare impianti coerenti con le reali esigenze di sicurezza del cliente.
- Garantire al committente finale (che sia un privato, un’azienda o un condominio) un impianto “a regola d’arte”, cioè conforme alla normativa e alle prescrizioni di legge, in particolare al DM 37/2008.
A chi si applica la CEI 79-3
La CEI 79-3 si applica a tutti i sistemi di allarme antintrusione e antirapina, sia cablati che wireless, compresi:
- Sistemi stand-alone installati in abitazioni private;
- Impianti complessi in aziende, esercizi commerciali e aree sensibili;
- Sistemi integrati con videosorveglianza, controllo accessi, automazione e domotica.
Non solo: la norma è anche il riferimento normativo per tutti i soggetti coinvolti nella filiera della sicurezza, tra cui:
- Installatori e tecnici specializzati nella realizzazione e manutenzione di impianti d’allarme;
- Progettisti e system integrator, che devono definire il livello di prestazione dell’impianto in base al rischio reale;
- Aziende di sicurezza e istituti di vigilanza, che integrano impianti antintrusione nei loro servizi;
- Clienti finali consapevoli, che vogliono essere certi di ricevere un impianto realizzato a norma, tutelato anche dal punto di vista assicurativo.
Perché è importante conoscerla anche per il cliente finale
Chi acquista un sistema di allarme non sempre è consapevole del fatto che non basta installare qualche sensore o una centralina per sentirsi protetti. Affinché un impianto sia realmente efficace, deve essere progettato in base al livello di rischio reale, deve impiegare dispositivi idonei e deve essere installato da professionisti qualificati secondo le regole tecniche riconosciute.
La CEI 79-3 garantisce proprio questo: definisce criteri precisi per classificare il rischio, dimensionare correttamente i dispositivi e rilasciare la documentazione necessaria, come la Dichiarazione di Conformità, obbligatoria per legge.
Scegliere un installatore che opera nel rispetto di questa norma significa avere la certezza di un impianto affidabile, valido anche a fini assicurativi e progettato davvero su misura per il tuo contesto abitativo o aziendale.
Le principali Novità dell’edizione 2025
L’edizione 2025 della Norma CEI 79-3 introduce una serie di aggiornamenti sostanziali che segnano un passo importante verso un approccio più moderno, oggettivo e coerente con gli standard europei in materia di impianti di allarme. Le modifiche non si limitano a un semplice aggiornamento formale: cambiano profondamente il modo in cui si progetta, documenta e valuta un impianto antintrusione.
1. Analisi del Rischio: da “buona pratica” a fondamento obbligatorio
La principale novità riguarda l’introduzione, per la prima volta in modo strutturato, dell’Analisi del Rischio come base imprescindibile della progettazione. Non si tratta più di una raccomandazione, ma di un passaggio normativo obbligatorio: prima di progettare l’impianto, il tecnico deve valutare il livello di rischio reale dell’ambiente da proteggere (abitazione, negozio, azienda, ecc.), tenendo conto di variabili come:
- Tipologia del bene da proteggere (valori, persone, dati);
- Facilità di accesso da parte di malintenzionati;
- Posizione geografica e contesto urbano;
- Esperienza pregressa (es. furti già subiti);
- Misure passive già presenti (infissi, inferriate, illuminazione, ecc.).
Questa valutazione, documentata in modo tracciabile, determina la classe di prestazione dell’impianto e orienta tutte le scelte tecniche successive.
2. Introduzione del metodo tabellare per il calcolo del livello di prestazione
Fino all’edizione precedente, la definizione del livello di prestazione dell’impianto era affidata a un approccio analitico, spesso soggettivo o poco uniforme. La nuova norma introduce un metodo tabellare, cioè un sistema a punteggio basato su criteri oggettivi e predefiniti, che:
- Standardizza il processo di valutazione;
- Riduce le ambiguità interpretative;
- Consente di motivare in modo chiaro le scelte progettuali al cliente o all’ente certificatore.
Ogni elemento del sistema (tipo di sensori, centrale, sistema di allerta, dispositivi integrativi) contribuisce al punteggio finale, da cui risulta il livello minimo da raggiungere per essere considerati conformi.
3. Allineamento con le normative europee CEI EN 50131-1 e CLC/TS 50131-7
Un’altra innovazione chiave è l’armonizzazione con gli standard europei, in particolare:
- CEI EN 50131-1, che definisce i requisiti generali dei sistemi di allarme intrusione e rapina;
- CLC/TS 50131-7, che stabilisce le regole per la pianificazione e l’installazione.
Questo rende più semplice la certificazione di conformità a livello UE, facilita l’integrazione tra dispositivi di diversi produttori e garantisce maggiore trasparenza nel dialogo tra installatori, progettisti e clienti.
4. Revisione del linguaggio tecnico e struttura più accessibile
La norma è stata anche ristrutturata per essere più leggibile, chiara e operativa. Il linguaggio tecnico è stato uniformato, gli allegati sono più ricchi di esempi concreti e viene introdotta una nuova modularità, utile anche a chi opera su impianti già esistenti e deve aggiornarli senza rifare tutto da zero.
CEI 79-3 e Analisi del Rischio: un approccio oggettivo alla progettazione
L’Analisi del Rischio rappresenta il cuore della nuova impostazione introdotta dalla CEI 79-3:2025. È il primo passo (obbligatorio) nella progettazione di un impianto di allarme intrusione o rapina, ed è ciò che determina, in modo oggettivo e documentato, le caratteristiche minime che l’impianto dovrà avere per essere considerato “a regola d’arte”.
Fino ad oggi, in molti casi, la progettazione era influenzata da valutazioni soggettive o dall’esperienza dell’installatore. Con la nuova norma, invece, il processo diventa sistematico e misurabile, e fornisce una base tecnica condivisa che tutela sia il professionista sia il committente.
L’analisi del rischio ha tre obiettivi fondamentali:
- Identificare le reali minacce a cui è esposto l’ambiente da proteggere (abitazione, negozio, azienda, deposito, ecc.);
- Stabilire il livello di prestazione minimo che l’impianto deve raggiungere per essere efficace e conforme;
- Attribuire responsabilità documentate, evitando contenziosi futuri tra installatore e cliente.
Per il committente, questo significa che il sistema di allarme non sarà più “standard”, ma personalizzato sulla base del contesto reale: un’abitazione al piano terra con più accessi e in una zona ad alta densità criminale avrà esigenze diverse da un ufficio al quarto piano in un complesso sorvegliato.
La norma, quindi, non lascia spazio all’improvvisazione: il processo di analisi del rischio deve seguire una struttura precisa, basata su criteri oggettivi e documentabili. Tra i principali fattori da considerare:
- Valore e natura dei beni da proteggere: materiali di valore, documenti sensibili, attrezzature costose, ecc.
- Accessibilità del sito: numero e tipo di ingressi, piani accessibili da terra, presenza di aree cieche.
- Contesto ambientale: zona urbana o isolata, presenza di illuminazione esterna, storico di tentativi di furto.
- Presenza di misure passive di sicurezza: inferriate, porte blindate, recinzioni, ecc.
- Frequenza di utilizzo degli spazi: abitazioni principali o saltuarie, uffici attivi solo in orari d’ufficio, locali tecnici.
Tutti questi elementi vengono tradotti in un valore di rischio (spesso espresso su scala da 1 a 4), che andrà a definire il livello di prestazione minimo richiesto all’impianto.
Un aspetto molto rilevante dell’analisi del rischio è la sua funzione giuridico-tecnica. La norma impone che il risultato dell’analisi sia formalizzato e conservato. Questo significa che:
- Il progettista o installatore deve produrre un documento firmato (anche digitalmente), con i criteri di valutazione e la sintesi delle scelte progettuali;
- Il documento può essere allegato alla Dichiarazione di Conformità come elemento probatorio della corretta progettazione;
- In caso di sinistri, contenziosi o verifiche, il documento dimostra che l’impianto è stato realizzato in modo coerente e non arbitrario.
In questo modo, si crea un meccanismo di tutela reciproca: il cliente riceve un impianto dimensionato in modo razionale e trasparente; il professionista è coperto da una documentazione conforme alla norma.
Con l’introduzione dell’analisi del rischio, la CEI 79-3 spinge l’intero settore verso un approccio più tecnico, responsabile e orientato alla qualità. Non si tratta di complicare la vita agli installatori, ma di fornire strumenti chiari per progettare impianti realmente efficaci, evitando soluzioni sovradimensionate o, peggio, sottodimensionate.
Nuovi metodi per il calcolo del Livello di Prestazione
Un’altra importante innovazione introdotta dalla CEI 79-3:2025 riguarda il modo in cui si determina il livello di prestazione di un impianto di sicurezza. Questo valore rappresenta la “classe” del sistema, cioè quanto è robusto, completo e adatto a fronteggiare il rischio individuato nella fase di analisi. In altre parole, è la risposta tecnica al livello di minaccia reale.
Con l’edizione 2025, la norma affianca al tradizionale metodo analitico un nuovo metodo tabellare, pensato per offrire un’alternativa più accessibile, oggettiva e immediatamente applicabile.
Il metodo analitico: flessibile ma complesso
Il metodo analitico, ancora utilizzabile, si basa sulla valutazione puntuale dei singoli componenti e delle condizioni operative. È un approccio molto preciso ma che richiede grande esperienza tecnica e un’analisi dettagliata caso per caso. Viene solitamente utilizzato in contesti ad alto rischio o in progetti personalizzati, ma può risultare complesso e poco standardizzabile, soprattutto per impianti residenziali o piccoli esercizi commerciali.
Il metodo tabellare: pratico, standardizzato, oggettivo
Per semplificare il lavoro degli operatori del settore, la CEI 79-3 introduce il metodo tabellare: un sistema di tabelle che mette in relazione, in modo diretto, il livello di rischio individuato con il livello minimo di prestazione richiesto per ogni sottosistema dell’impianto (rivelazione, comando, allarme, comunicazione, alimentazione, ecc.).
Il metodo funziona così:
- Si parte dal valore di rischio ottenuto nell’analisi (es. rischio medio-alto);
- Si consulta la tabella di riferimento fornita dalla norma;
- Per ciascun blocco funzionale dell’impianto, si individua il livello minimo richiesto (da 1 a 4);
- Si progetta e installa ogni componente coerentemente con quel livello.
Questa impostazione offre numerosi vantaggi:
- Riduce la discrezionalità dell’installatore;
- Consente una rapida verifica della conformità dell’impianto;
- È facilmente comprensibile anche dal committente, che può partecipare alle decisioni in modo più informato;
- Accelera la redazione della documentazione tecnica, che diventa più uniforme e standardizzata.
Esempio pratico:
Immaginiamo che l’analisi del rischio di una villetta isolata con accesso facilitato e beni di valore abbia prodotto un livello di rischio 3 (su 4). La tabella della norma indicherà, ad esempio:
- Sistemi di rivelazione: minimo livello 3
- Centrale e gestione: livello 3
- Alimentazione: livello 3 con backup minimo 12 ore
- Comunicazione: doppio canale (es. GSM + IP)
Questi valori diventano vincolanti: se il sistema installato non li rispetta, non è conforme alla norma, anche se apparentemente “funziona”.
Il metodo tabellare, inoltre, consente di valutare ogni parte dell’impianto singolarmente, rendendo più semplice intervenire per adeguamenti futuri. Ad esempio, se si vuole aggiornare solo la comunicazione (es. passaggio da linea telefonica analogica a IP), sarà sufficiente verificare che il nuovo modulo rispetti il livello tabellare previsto, senza dover riprogettare tutto il sistema.
In sintesi, il nuovo metodo tabellare rappresenta uno strumento estremamente utile per standardizzare i progetti, ridurre errori e garantire una maggiore trasparenza verso il cliente finale. È una semplificazione operativa che, se utilizzata correttamente, eleva la qualità degli impianti e agevola sia la progettazione che i controlli successivi.
Introduzione dell’Indice Integrativo di Sicurezza (IIS)
Tra le innovazioni introdotte dalla nuova edizione della CEI 79-3, una delle più significative è la definizione dell’Indice Integrativo di Sicurezza (IIS). Si tratta di uno strumento pensato per valutare e quantificare il contributo di componenti e misure di sicurezza “complementari” rispetto al sistema di allarme tradizionale.
L’obiettivo dell’IIS è riconoscere formalmente il valore aggiunto fornito da tecnologie come:
- Videosorveglianza a circuito chiuso (TVCC);
- Sistemi nebbiogeni;
- Barriere perimetrali avanzate;
- Rivelatori multisensore o ad alta affidabilità;
- Dispositivi di controllo accessi;
- Supervisione domotica o tramite intelligenza artificiale.
Cos’è e come funziona l’IIS
L’Indice Integrativo di Sicurezza è un coefficiente numerico o ponderato (non sempre espresso in un valore assoluto), che consente al progettista di aumentare virtualmente il livello di sicurezza dell’impianto, tenendo conto di tutti quei dispositivi che, pur non essendo obbligatori nella configurazione minima richiesta dalla norma, migliorano l’efficacia complessiva del sistema.
Questo meccanismo ha due importanti funzioni:
- Premiare la progettazione evoluta e l’integrazione tecnologica, riconoscendo ufficialmente il valore di dispositivi avanzati;
- Bilanciare alcune carenze strutturali, purché giustificate, ad esempio in contesti vincolati (edifici storici, limiti architettonici, ecc.).
Il progettista, quindi, può documentare nel progetto che, pur in presenza di un livello prestazionale nominalmente inferiore su un singolo sottosistema, l’introduzione di elementi integrativi compensa e supera i requisiti minimi, rendendo comunque l’impianto conforme e bilanciato.
L’indice viene utilizzato soprattutto in tre situazioni:
- Impianti ad alto rischio, in cui si desidera un livello di sicurezza superiore a quello richiesto dalla tabella (es. sistemi antifurto per negozi);
- Ambienti particolari, dove non è possibile installare alcuni componenti per limiti fisici o normativi (es. niente barriere perimetrali in facciata storica);
- Progetti integrati, dove allarmi, videosorveglianza e automazione coesistono e si supportano a vicenda.
Un sistema che combina, ad esempio, allarme perimetrale, controllo accessi biometrici e videosorveglianza intelligente con analisi video in tempo reale, può ottenere un valore di IIS elevato, giustificando anche una maggiore flessibilità progettuale.
Come per l’analisi del rischio, anche l’uso dell’IIS deve essere documentato. Non basta dire “abbiamo messo le telecamere”, serve spiegare:
- Quali dispositivi sono stati integrati;
- Che funzione svolgono nel contesto di sicurezza globale;
- Come contribuiscono concretamente ad aumentare la protezione.
Questo documento può essere allegato al fascicolo tecnico e citato nella Dichiarazione di Conformità, rafforzando la tracciabilità e la trasparenza del progetto.
L’IIS rappresenta un passo avanti importante perché valorizza la progettazione intelligente e personalizzata, incoraggiando l’uso di tecnologie evolute, anche quando non strettamente imposte dalla norma. È una risposta concreta all’esigenza crescente di avere impianti non solo “a norma”, ma davvero efficaci contro le intrusioni reali.
Competenze e formazione degli operatori del settore
La nuova CEI 79-3 non si limita a descrivere come progettare un impianto, ma evidenzia con chiarezza chi è autorizzato a farlo. In un settore dove l’affidabilità degli impianti è spesso compromessa da interventi non professionali o improvvisati, la norma richiama con forza la necessità di competenze documentate, aggiornate e verificabili da parte di chi progetta, installa e certifica sistemi di sicurezza.
Si rivolge direttamente a:
- Installatori e tecnici specializzati in impianti di sicurezza;
- Progettisti e system integrator;
- Responsabili tecnici di impresa (ai sensi del DM 37/08);
- Verificatori e manutentori.
Con la CEI 79-3:2025, chi lavora nel settore della sicurezza non può più affidarsi alla sola esperienza: serve formazione tecnica aggiornata, conoscenza delle norme, capacità di documentare le scelte progettuali, e competenza nell’utilizzo di strumenti come l’analisi del rischio, il metodo tabellare e l’IIS.
Ecco perché è importante, per chi vuole installare un impianto davvero efficace, affidarsi ad aziende che operano con personale formato e qualificato, come Multiuser.
Multiuser: competenza certificata al servizio della sicurezza
Attiva da oltre 30 anni nel settore degli impianti elettrici ed elettronici a Roma e provincia, Multiuser è oggi un punto di riferimento per l’installazione di impianti di allarme professionali, realizzati nel pieno rispetto della normativa vigente, inclusa la nuova CEI 79-3:2025.
Multiuser si contraddistingue per:
- Un team tecnico altamente specializzato, costantemente aggiornato su normative, tecnologie e dispositivi;
- La capacità di progettare impianti su misura, partendo da un’analisi del rischio reale e applicando criteri oggettivi per garantire massima efficacia;
- L’utilizzo di soluzioni certificate e integrate, che includono anche videosorveglianza, controllo accessi, e sistemi domotici;
- Una forte attenzione alla documentazione tecnica e alla trasparenza verso il cliente, con rilascio completo di relazioni, schede e Dichiarazione di Conformità.
Multiuser investe da anni nella formazione continua del proprio personale e collabora con i principali fornitori e distributori del settore sicurezza per garantire standard elevati di qualità e affidabilità.
La norma CEI 79-3 incoraggia l’adozione di certificazioni personali (es. secondo UNI EN ISO/IEC 17024) come strumento di garanzia per il cliente e di valorizzazione per il professionista. In quest’ottica, affidarsi a realtà come Multiuser, che lavorano con operatori qualificati e progetti formalizzati, è una scelta di responsabilità, oltre che di qualità.
Che si tratti di proteggere un’abitazione, un’azienda o un condominio, la competenza di chi realizza l’impianto è tanto importante quanto la tecnologia installata.
Vuoi progettare un impianto davvero conforme alla nuova CEI 79-3?
Contatta Multiuser e scopri come proteggere i tuoi ambienti con un sistema professionale, a norma e personalizzato.
Tempistiche, Obblighi e Vantaggi della CEI 79-3
Dal 1° gennaio 2025, la nuova edizione della Norma CEI 79-3 è ufficialmente in vigore e rappresenta il riferimento tecnico obbligatorio per tutti i nuovi impianti di allarme intrusione e rapina realizzati in Italia. È previsto un periodo transitorio fino al 31 dicembre 2025, durante il quale, in casi giustificati, si potrà ancora fare riferimento alla versione precedente della norma. Tuttavia, per i nuovi impianti, le modifiche rilevanti o le integrazioni strutturali, l’applicazione della CEI 79-3:2025 è già da considerarsi lo standard normativo di riferimento.
Per gli installatori e i progettisti questo comporta l’obbligo di progettare partendo da un’analisi del rischio oggettiva, applicare criteri di calcolo del livello di prestazione tramite metodo tabellare o analitico e documentare ogni scelta tecnica in modo tracciabile. Anche chi affida l’impianto a terzi, come un committente privato o aziendale, è direttamente coinvolto: scegliere un impianto conforme alla nuova norma significa ricevere un sistema davvero calibrato sulle proprie esigenze, completo di documentazione e valido anche ai fini legali e assicurativi.
E per chi ha già un impianto installato? La norma non impone un adeguamento retroattivo obbligatorio, ma in molti casi l’aggiornamento è fortemente consigliato: ad esempio quando si sostituiscono componenti fondamentali come la centrale o il sistema di comunicazione, quando si integrano nuove tecnologie o quando si intende aggiornare la documentazione per fini assicurativi, catastali o contrattuali. In questi casi, applicare i criteri della nuova CEI 79-3 permette di migliorare il livello di sicurezza complessivo e di allineare il sistema agli standard attuali, senza dover necessariamente rifare l’intero impianto da zero.
La nuova norma non è solo un vincolo tecnico: è un’occasione per ripensare l’impianto di allarme come un vero sistema di protezione, personalizzato, integrabile e misurabile. Per i professionisti è un’opportunità per distinguersi in un mercato sempre più esigente; per i clienti è una garanzia di affidabilità e trasparenza. L’adeguamento alla CEI 79-3:2025 non è solo una formalità normativa, ma un passo concreto verso impianti più intelligenti, efficaci e sicuri.