
Fotovoltaico, ritiro dedicato e scambio sul posto: cosa cambia dal 29 Maggio 2025?
A partire dal 29 maggio 2025, il settore del fotovoltaico italiano si trova al centro di una svolta normativa significativa. Con l’entrata in vigore delle disposizioni previste dal decreto ministeriale del 30 dicembre 2024, si chiude definitivamente l’era dello Scambio sul Posto per i nuovi impianti e si apre una nuova fase incentrata sul Ritiro Dedicato, con nuove regole, tempistiche e opportunità.
Questo cambiamento normativo non è solo tecnico o burocratico: coinvolge direttamente decine di migliaia di famiglie, imprese e professionisti che, negli ultimi anni, hanno investito nel solare incentivati anche dal Superbonus 110%. Chi ha già un impianto in funzione si trova ora a dover valutare la continuità del regime di scambio; chi, invece, sta pensando di installarne uno, dovrà orientarsi nel nuovo contesto regolatorio per scegliere la modalità di gestione più vantaggiosa dell’energia prodotta.
In questo articolo analizzeremo in modo chiaro e aggiornato:
- Cosa comporta la fine dello Scambio sul Posto e per chi;
- Come funziona il Ritiro Dedicato e chi è obbligato ad aderirvi;
- Le risposte ufficiali del GSE per chi ha usufruito del Superbonus 110%;
- Aspetti fiscali legati alla produzione di energia fotovoltaica.
Una guida pensata per rispondere ai dubbi più diffusi e aiutare i lettori a compiere scelte consapevoli in vista di un futuro energetico più sostenibile ma anche più regolamentato.
Fine dello Scambio sul Posto: cosa significa e chi è Interessato
Lo Scambio sul Posto (SSP) è stato, per oltre un decennio, uno dei pilastri della diffusione del fotovoltaico in Italia. Introdotto come meccanismo di incentivazione indiretta, ha permesso a migliaia di famiglie e piccoli produttori di gestire in modo conveniente l’energia prodotta dai propri impianti, valorizzando l’energia immessa in rete attraverso una forma di compensazione economica con quella prelevata.
Come funzionava lo Scambio sul Posto
Il SSP si basava su un principio semplice: quando l’impianto fotovoltaico produceva più energia di quella consumata nell’immediato, l’energia in eccesso veniva immessa in rete. Nei momenti in cui il consumo superava la produzione (ad esempio di sera o nei mesi invernali), l’utente prelevava energia dalla rete. Il GSE calcolava poi una compensazione economica tenendo conto del saldo energetico tra l’immesso e il prelevato.
Il vantaggio per l’utente era duplice:
- Risparmio sulla bolletta grazie alla compensazione tra energia immessa e prelevata.
- Pagamento aggiuntivo in caso di energia netta immessa.
Cosa cambia con il decreto del 30 dicembre 2024
Con il decreto ministeriale del 30 dicembre 2024, il governo ha avviato un processo di revisione dei meccanismi di valorizzazione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. In quest’ottica, il SSP viene definitivamente superato per tutti i nuovi impianti a partire dal 29 maggio 2025.
Ecco i punti chiave della nuova normativa:
- Gli impianti entrati in esercizio (cioè connessi alla rete e funzionanti) entro il 29 maggio 2025 potranno ancora aderire al SSP, a condizione che:
- Venga presentata la richiesta al GSE entro il 26 settembre 2025.
- Si rispettino i requisiti tecnici richiesti (impianti fino a 500 kW, connessione in bassa o media tensione, ecc.).
- Le convenzioni già attive continueranno a essere valide fino alla loro naturale scadenza (15 anni dalla data di attivazione), ma non potranno essere rinnovate o prorogate.
- Gli impianti attivati dopo il 29 maggio 2025 non potranno in alcun modo accedere al SSP e dovranno optare per il Ritiro Dedicato o altre soluzioni di autoconsumo o vendita.
Chi è coinvolto e cosa deve fare
La fine del SSP interessa diverse categorie di utenti:
- Privati cittadini che stavano valutando l’installazione di un impianto fotovoltaico domestico: devono accelerare i tempi per poter accedere ancora al SSP o valutare alternative più attuali.
- Installatori e progettisti del settore energetico: devono aggiornare le offerte commerciali e informare correttamente i clienti su vantaggi e limiti dei diversi regimi.
- Beneficiari del Superbonus 110%: per loro il SSP non è mai stato compatibile, ma spesso si fa confusione con i meccanismi di valorizzazione dell’energia in eccesso.
- Amministratori condominiali e realtà collettive: dovranno orientarsi verso nuove modalità di condivisione dell’energia (es. autoconsumo collettivo o comunità energetiche).
Perché si supera lo Scambio sul Posto?
Il SSP era un modello pensato per un contesto tecnologico ormai superato: i sistemi di accumulo erano costosi, le reti non erano pronte per una gestione dinamica e decentralizzata dell’energia. Oggi il focus si sposta su:
- Autoconsumo istantaneo e intelligente tramite batterie e sistemi di domotica.
- Vendita diretta dell’energia al mercato attraverso il GSE (Ritiro Dedicato).
- Modelli collettivi come le comunità energetiche, che permettono di condividere l’energia a livello di quartiere o condominio.
La transizione non è solo normativa: è una ridefinizione culturale del ruolo del prosumer, cioè del cittadino che produce, consuma e vende energia in modo attivo.
Ritiro Dedicato: la nuova modalità di gestione dell’energia
Il Ritiro Dedicato (RID) è il principale strumento messo a disposizione dal GSE per la vendita semplificata dell’energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili. Dopo l’abolizione dello Scambio sul Posto per i nuovi impianti, il RID diventa l’opzione standard per valorizzare economicamente l’energia elettrica prodotta e immessa in rete.
Cos’è il Ritiro Dedicato?
Nel Ritiro Dedicato, l’energia non autoconsumata viene ritirata dal GSE, che provvede a immetterla nel mercato elettrico all’ingrosso e a riconoscere un corrispettivo economico al produttore. Si tratta di un contratto di compravendita tra privato e GSE, regolato da condizioni standardizzate, pensato per semplificare la gestione della produzione energetica da parte di piccoli e medi impianti.
A differenza del SSP, il RID non prevede alcuna compensazione con i consumi. La vendita dell’energia è totalmente svincolata dai prelievi dalla rete: l’utente paga la bolletta per l’energia prelevata come ogni altro consumatore e riceve un pagamento separato per quella immessa.
Quanto si guadagna con il Ritiro Dedicato?
Il GSE riconosce due modalità di remunerazione, a seconda della taglia dell’impianto:
- Prezzo Minimo Garantito (PMG): il PMG è una forma di remunerazione pensata per impianti di piccola taglia, generalmente fino a 100 kW di potenza. L’idea alla base è offrire una rendita stabile e prevedibile ai piccoli produttori, in modo da proteggerli dalle oscillazioni del mercato elettrico. In pratica, il GSE riconosce un valore fisso per ogni kilowattora (kWh) immesso in rete, indipendentemente dal momento in cui ciò avviene o dalla zona geografica in cui si trova l’impianto. Il prezzo, aggiornato ogni anno, tiene conto dei costi medi di mercato e consente al produttore di avere una garanzia economica minima, anche quando il prezzo dell’energia sul mercato scende. Qualora, per alcuni mesi o fasce orarie, il prezzo di mercato fosse più alto del PMG, il GSE può riconoscere la differenza a favore del produttore. In sintesi, il PMG rappresenta una forma di tutela per chi non vuole esporsi alle dinamiche – spesso imprevedibili – del mercato elettrico all’ingrosso, rinunciando però a potenziali guadagni superiori.
- Prezzo Zonale Orario (PZO): Il PZO è invece la modalità standard di valorizzazione dell’energia per impianti sopra i 100 kW, ma può essere scelta volontariamente anche da impianti più piccoli. In questo caso, il prezzo riconosciuto per ogni kWh immesso in rete non è fisso, ma varia in funzione di due fattori:
- la zona geografica in cui si trova l’impianto (zona nord, centro-nord, centro-sud, sud, Sicilia, Sardegna)
- l’ora del giorno in cui l’energia viene immessa.
Questo sistema riflette direttamente l’andamento del mercato elettrico all’ingrosso italiano, gestito dal GME (Gestore dei Mercati Energetici). In alcune fasce orarie e regioni, il prezzo dell’energia può essere significativamente più alto rispetto al PMG, offrendo così un margine di guadagno potenzialmente più elevato per chi è disposto ad accettare una maggiore variabilità. Tuttavia, il PZO è anche più imprevedibile: nei momenti di bassa domanda o alta produzione rinnovabile (es. mezzogiorno in estate), il prezzo può crollare anche sotto il livello garantito dal PMG. È una scelta consigliata a chi ha una buona conoscenza del mercato elettrico o si affida a professionisti che monitorano l’andamento dei prezzi.
Il GSE effettua i pagamenti in acconto e saldo, con rendicontazione periodica tramite il portale dedicato, e tutte le informazioni sono accessibili in tempo reale ai produttori registrati.
Come si aderisce al RID
L’adesione al Ritiro Dedicato richiede alcuni adempimenti formali, ma il processo è stato semplificato negli anni dal GSE e può essere svolto interamente online. Vediamolo nel dettaglio.
- Registrazione al portale GSE: il primo passo è accedere al sito ufficiale del GSE (www.gse.it) e registrarsi come produttore. Durante la registrazione viene richiesto di inserire i dati anagrafici (o societari), le informazioni relative all’impianto e un indirizzo PEC (posta elettronica certificata) per le comunicazioni ufficiali. Dopo la registrazione, si accede all’Area Clienti riservata, da cui si gestisce tutta la procedura.
- Caricamento della documentazione dell’impianto: una volta registrati, è necessario inserire i dati tecnici dell’impianto fotovoltaico. Questo include:
-
- La potenza nominale.
- Il codice POD del punto di connessione.
- La data di entrata in esercizio.
- Le caratteristiche del contatore di produzione e del misuratore bidirezionale.
In alcuni casi, è richiesta anche una planimetria o una dichiarazione di conformità. È fondamentale che tutti i dati siano corretti per evitare ritardi nell’attivazione del contratto.
- Sottoscrizione del contratto con il GSE: dopo aver inserito i dati, il GSE genera una bozza del contratto di Ritiro Dedicato, che deve essere sottoscritta digitalmente dal produttore (utilizzando una firma elettronica qualificata o, in alternativa, con invio di documenti firmati via PEC). Il contratto stabilisce le condizioni economiche, le modalità di pagamento, la durata e i diritti/doveri delle parti. È valido per un anno e si rinnova automaticamente, salvo disdetta.
- Attivazione del servizio e inizio delle misurazioni: una volta firmato il contratto, l’impianto entra ufficialmente nel regime di Ritiro Dedicato. Da quel momento, il GSE comincia a monitorare e contabilizzare l’energia immessa in rete tramite il misuratore bidirezionale. I dati vengono raccolti dal distributore locale e trasmessi al GSE, che li utilizza per calcolare gli acconti e i saldi mensili o trimestrali. Il produttore può consultare i dati e i pagamenti accedendo alla sua area riservata.
Durata del contratto e possibilità di recesso
Una volta attivato, il contratto di Ritiro Dedicato ha una durata annuale, ma non richiede alcun rinnovo manuale alla scadenza. Entra in vigore dal momento della firma elettronica da parte del produttore e resta valido per un anno solare, rinnovandosi automaticamente ogni 12 mesi, salvo che una delle due parti (produttore o GSE) decida di interromperlo.
Questa caratteristica rende il RID particolarmente flessibile e adatto anche a chi prevede modifiche future nel proprio impianto o nella strategia di gestione dell’energia (ad esempio il passaggio a una Comunità Energetica o l’installazione di batterie di accumulo).
Il recesso anticipato è possibile in qualsiasi momento. L’unico vincolo da rispettare è l’invio di una comunicazione formale con un preavviso minimo di 60 giorni rispetto alla data in cui si intende interrompere il servizio. Questa comunicazione va trasmessa tramite PEC al GSE, utilizzando il modello scaricabile dalla propria Area Clienti.
Inoltre, è bene sapere che il recesso non comporta penali, a patto che vengano rispettate le tempistiche e le modalità previste. È quindi una scelta che può essere effettuata liberamente, nel caso in cui l’utente voglia cambiare modalità di valorizzazione dell’energia o semplicemente uscire dal servizio, per esempio per passare a una vendita diretta sul mercato libero.
Quando conviene scegliere il Ritiro Dedicato?
Il Ritiro Dedicato non è un incentivo, ma un meccanismo di mercato semplificato. Tuttavia, rappresenta oggi la soluzione più diretta, accessibile e stabile per chi possiede un impianto fotovoltaico e vuole ricevere un compenso economico per l’energia che non riesce ad autoconsumare.
Conviene in particolare:
- A chi realizza impianti fotovoltaici dopo il 29 maggio 2025, data oltre la quale non sarà più possibile aderire al vecchio Scambio sul Posto. In questo scenario, il RID diventa la modalità “standard” di remunerazione, semplice da attivare e gestire.
- Ai beneficiari del Superbonus 110%, che non possono accedere allo SSP per via delle norme sul cumulo degli incentivi. In questo caso, il Ritiro Dedicato è obbligatorio, ed è lo strumento scelto dal legislatore per regolare la vendita dell’energia in eccesso prodotta da impianti incentivati al 110%.
- A chi ha impianti piccoli o medi (fino a 100 kW) e cerca una forma di guadagno stabile e senza sorprese. In questi casi, il Prezzo Minimo Garantito può offrire rendite prevedibili, ideali per chi non vuole monitorare il mercato elettrico.
- A chi ha già sistemi di accumulo, ma occasionalmente immette energia in rete, e vuole ricevere una remunerazione per questa energia residua. Anche in presenza di batterie, infatti, può capitare che parte dell’energia prodotta non venga utilizzata e finisca in rete. Il RID permette di monetizzarla senza costi aggiuntivi.
- Infine, può essere una scelta strategica anche per chi intende entrare in una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) in futuro: il contratto annuale con possibilità di recesso lascia margini di manovra per cambiare configurazione senza rimanere vincolati a lungo termine.
In sintesi, il Ritiro Dedicato è oggi il modello di riferimento per chi vuole vendere l’energia in eccesso in modo semplice, trasparente e conforme alla normativa vigente. Può non essere la soluzione più remunerativa in assoluto – soprattutto per chi è in grado di ottimizzare fortemente l’autoconsumo – ma è senz’altro quella più diffusa e sostenuta dal sistema normativo italiano, almeno per i prossimi anni.
Superbonus 110% e Ritiro Dedicato: Chiarimenti dal GSE
Il Superbonus 110% ha rappresentato una delle leve fiscali più potenti mai introdotte in Italia per favorire la riqualificazione energetica degli edifici e l’adozione del fotovoltaico. Migliaia di impianti sono stati installati tra il 2020 e il 2023 grazie a questa misura, ma in molti casi – soprattutto nella fase iniziale – è mancata chiarezza su come dovesse essere gestita l’energia prodotta in eccesso e su quali vincoli normativi si applicassero agli impianti realizzati con il bonus.
Con il passare del tempo, il GSE ha pubblicato una serie di chiarimenti ufficiali, culminati con le FAQ aggiornate nel 2024 e recepite nel decreto attuativo entrato in vigore a febbraio 2025. Oggi, il quadro normativo è chiaro: gli impianti fotovoltaici realizzati con il Superbonus 110% NON possono accedere allo Scambio sul Posto. Per loro, l’unica modalità di valorizzazione dell’energia immessa in rete è il Ritiro Dedicato.
L’obbligo di adesione al Ritiro Dedicato per il Superbonus
Il principio che guida questa limitazione è semplice: chi ha ricevuto un incentivo pubblico (in questo caso il 110% del costo dell’impianto) non può accedere contemporaneamente ad altri meccanismi che garantiscano un ulteriore vantaggio economico per la stessa energia. Lo Scambio sul Posto, infatti, è considerato una forma implicita di incentivazione, in quanto permette un recupero economico doppio (risparmio in bolletta + compensazione monetaria).
Per evitare una duplicazione degli incentivi, l’Agenzia delle Entrate e il GSE hanno stabilito che, nel caso di impianti realizzati con il Superbonus 110%, l’unica forma di remunerazione dell’energia immessa in rete è tramite vendita al GSE con contratto di Ritiro Dedicato. Questo vincolo riguarda sia gli impianti installati su edifici unifamiliari sia quelli su condomìni, e vale anche se si produce più energia di quella consumata.
Durata del contratto e rinnovi
Anche per gli impianti Superbonus, il contratto di Ritiro Dedicato ha una durata annuale, con rinnovo automatico salvo disdetta. Non esistono limiti temporali imposti dalla normativa: l’impianto può restare in RID per tutta la sua vita utile, purché rispetti le condizioni tecniche e contrattuali.
Il produttore, anche se non ha sostenuto direttamente il costo dell’impianto (grazie allo sconto in fattura o alla cessione del credito), diventa titolare dei flussi energetici e può ricevere i corrispettivi economici derivanti dalla vendita. In alcuni casi, se l’energia viene autoconsumata interamente, il RID non genera corrispettivi, ma resta comunque attivo per assorbire eventuali surplus.
Aspetti fiscali: come dichiarare i ricavi
Un’altra questione importante per chi ha un impianto con Superbonus riguarda la fiscalità dei proventi derivanti dal Ritiro Dedicato. Il GSE effettua i pagamenti periodici al produttore (mensili o trimestrali), che in molti casi è un privato cittadino non titolare di partita IVA. È fondamentale sapere che:
- I proventi derivanti dal RID non sono considerati redditi d’impresa, se l’impianto è destinato a uso domestico e non supera i 20 kW di potenza.
- Tuttavia, devono essere dichiarati in sede di dichiarazione dei redditi come “redditi diversi”. Il contribuente deve quindi inserire i compensi percepiti nella sezione apposita del Modello Redditi Persone Fisiche o del 730.
- Se il contratto di Ritiro Dedicato è intestato a un condominio o a un soggetto collettivo, valgono regole fiscali diverse, che possono includere la ripartizione proporzionale tra i condomini o la gestione tramite codice fiscale condominiale.
In ogni caso, è consigliabile consultare un commercialista o il proprio CAF per evitare errori e gestire correttamente la documentazione fiscale fornita dal GSE (certificazione unica dei corrispettivi, riepilogo annuale, ecc.).
Scambio sul Posto vs Ritiro Dedicato: Confronto e Considerazioni
Dopo il 29 maggio 2025, chi vuole installare un impianto fotovoltaico dovrà necessariamente orientarsi verso il Ritiro Dedicato, poiché lo Scambio sul Posto non sarà più accessibile per i nuovi impianti. Tuttavia, per chi già possiede un impianto attivo in SSP o per chi si trova a dover scegliere tra le due modalità (in caso di impianto attivato entro la scadenza), è fondamentale comprendere le differenze sostanziali tra i due sistemi, per prendere decisioni consapevoli e ottimizzare i benefici.
Quali sono le principali differenze tra SSP e RID?
Lo Scambio sul Posto (SSP) e il Ritiro Dedicato (RID) sono due strumenti completamente diversi, sia per struttura che per finalità:
- Natura della compensazione: lo Scambio sul Posto funziona come una forma di compensazione economica tra energia immessa e prelevata dalla rete. Se in un anno immetti 2.000 kWh e ne prelevi 2.000, il GSE ti riconosce un rimborso calcolato in base alla differenza tra i valori economici di entrambi i flussi. Il Ritiro Dedicato, invece, non compensa nulla: tu paghi regolarmente l’energia che prelevi dalla rete e ricevi un pagamento distinto solo per quella immessa, calcolato in base al PMG o al PZO.
- Relazione con i consumi: con il SSP, maggiore è il tuo autoconsumo, minore sarà l’energia scambiata, e quindi minore il contributo ricevuto. Con il RID, invece, più energia immetti in rete, più vieni remunerato. Questo rende i due modelli quasi “opposti” nel principio di funzionamento.
- Compatibilità con incentivi: il SSP non è cumulabile con il Superbonus 110%, mentre il Ritiro Dedicato è l’unica modalità consentita per gli impianti incentivati. Inoltre, il RID è compatibile anche con autoconsumo collettivo e comunità energetiche, seppure con limiti e condizioni.
- Durata e gestione: il contratto SSP ha una durata massima di 15 anni, mentre quello RID è annuale e tacitamente rinnovabile, con possibilità di recesso in qualsiasi momento (previo preavviso). Inoltre, il RID si può attivare in tempi più rapidi e con meno vincoli.
ASPETTO | SCAMBIO SUL POSTO | RITIRO DEDICATO |
Compensazione | Sì, bilanciamento e conomico tra prelievi e immissioni | No, vendita netta dell’energia immessa |
Guadagno potenziale | Medio-alto (se si immette molta energia e si preleva poco) | Medio-basso (ma stabile con PMG) |
Stabilità dei ricavi | ❌ No | ✅ Sì |
Compatibilità con Superbonus | ❌ No | ✅ Sì |
Durata contratto | 15 anni (non rinnovabili) | Annuale (rinnovabile, flessibile) |
Adattabilità al futuro (es.CER) | Limitata | Alta |
In generale, lo Scambio sul Posto risulta più conveniente per chi ha impianti storici di taglia medio-piccola e consumi ben distribuiti durante il giorno, mentre il Ritiro Dedicato si adatta meglio al nuovo paradigma energetico incentrato su accumulo, flessibilità e partecipazione attiva ai mercati.
Cosa cambia in termini economici?
Sul piano pratico, chi era abituato a beneficiare del SSP potrebbe percepire un leggero calo del ritorno economico annuale con il passaggio al RID, soprattutto se l’impianto non è affiancato da un sistema di accumulo o da una strategia di ottimizzazione dei consumi.
Tuttavia, l’incremento dell’autoconsumo, grazie a batterie o sistemi intelligenti di gestione energetica, può compensare (e talvolta superare) le minori entrate da vendita dell’energia. Inoltre, partecipare a Comunità Energetiche Rinnovabili offre prospettive di valorizzazione aggiuntiva, che spesso si sommano ai proventi del Ritiro Dedicato.
Come scegliere tra i due?
Fino al 29 maggio 2025, la scelta è ancora possibile per chi mette in esercizio il proprio impianto. In quel caso, alcuni criteri possono aiutarti a decidere:
- Se il tuo impianto è residenziale, sotto i 20 kW, e hai un consumo distribuito durante la giornata, il SSP (se ancora attivabile) può offrire una buona rendita.
- Se il tuo impianto è stato realizzato con il Superbonus, o se prevedi un uso dinamico (con accumulo, domotica o CER), il RID è l’unica scelta sostenibile e compatibile.
- Se cerchi flessibilità, semplicità e minori vincoli burocratici, il RID è più adatto.
In sintesi, non esiste una scelta “migliore in assoluto”, ma piuttosto un sistema più adatto alle tue abitudini di consumo, alla taglia dell’impianto e agli sviluppi futuri che hai in mente. Con la chiusura del SSP ai nuovi impianti, il Ritiro Dedicato si prepara a diventare lo standard nazionale per la valorizzazione dell’energia in eccesso: comprenderne bene il funzionamento oggi è fondamentale per trarne il massimo vantaggio domani.
Aspetti fiscali e Dichiarazione dei Redditi: cosa deve sapere chi produce energia fotovoltaica
Uno degli aspetti spesso sottovalutati, ma fondamentali per chi possiede un impianto fotovoltaico, è la corretta gestione fiscale dei proventi derivanti dall’energia immessa in rete. Anche se la produzione energetica è domestica e non commerciale, ricevere dei compensi dal GSE comporta obblighi dichiarativi precisi che è bene conoscere, per evitare sanzioni o errori nella compilazione della dichiarazione dei redditi.
I ricavi del Ritiro Dedicato: come sono considerati fiscalmente
I compensi ricevuti dal GSE attraverso il Ritiro Dedicato (RID) rappresentano redditi imponibili. Tuttavia, la loro natura fiscale cambia in base a chi è il titolare dell’impianto, quale uso viene fatto dell’energia e quanta energia viene venduta rispetto a quella autoconsumata.
- Per i privati (senza partita IVA)
Se l’impianto è intestato a un privato cittadino, installato su un’abitazione e l’energia prodotta è destinata principalmente all’autoconsumo, i proventi derivanti dalla vendita dell’energia in eccesso al GSE non sono considerati attività commerciale. In questo caso:
- I corrispettivi percepiti rientrano nella categoria dei “redditi diversi” (art. 67 del TUIR).
- Vanno dichiarati nel quadro RL del Modello Redditi Persone Fisiche oppure nel quadro D del modello 730.
- Non sono soggetti a IVA né a ritenuta d’acconto, ma concorrono alla formazione del reddito imponibile IRPEF.
È importante sottolineare che questa agevolazione vale solo per impianti sotto i 20 kW destinati ad uso privato o familiare. Se la produzione è destinata alla vendita sistematica o se l’impianto è intestato a un’attività con partita IVA, si entra in ambito diverso (vedi sotto).
- Per imprese e titolari di partita IVA
Se l’impianto è intestato a una ditta individuale, società o altro soggetto dotato di partita IVA, o se l’attività di produzione energetica è esercitata con finalità commerciale (es. agriturismi, aziende agricole, attività ricettive), i proventi rientrano tra i redditi d’impresa. In questo caso:
- Vanno contabilizzati secondo le regole ordinarie di competenza.
- Sono soggetti a IVA.
- Necessitano di un registro contabile apposito per gli introiti energetici.
L’impianto può essere inserito nel regime forfettario o semplificato, ma è consigliabile rivolgersi a un commercialista per una valutazione precisa in base al profilo fiscale dell’attività.
Cosa rilascia il GSE per la dichiarazione
Ogni anno, il GSE rende disponibile nella propria area clienti:
- Un riepilogo dettagliato dei corrispettivi liquidati nel corso dell’anno;
- Una certificazione unica dei redditi, scaricabile in formato PDF;
- I dati necessari per la compilazione del 730 o del Modello Redditi.
Il documento indica l’ammontare lordo percepito, che va riportato nella dichiarazione fiscale come reddito da fonte non professionale (se si è privati). Se il contratto di Ritiro Dedicato è intestato a più persone (es. coniugi o contitolari), è fondamentale rispettare le proporzioni indicate nell’intestazione.
Impianti condominiali e casi particolari
Nel caso di impianti condominiali, intestati al condominio e installati sulle parti comuni (es. tetto), il soggetto che stipula il contratto RID con il GSE è il condominio stesso, tramite il codice fiscale condominiale. I proventi percepiti vanno quindi:
- Inseriti nel modello 770 del condominio, gestito dall’amministratore;
- Ripartiti tra i condomini in base ai millesimi o alla suddivisione approvata in assemblea;
- Comunicati ai singoli proprietari, che dovranno inserirli nel proprio 730 o Modello Redditi come redditi diversi.
È consigliabile allegare ai verbali condominiali una nota fiscale o una circolare esplicativa, per chiarire le responsabilità di ogni condòmino.
È tassata anche l’energia autoconsumata?
Una domanda frequente è se l’energia autoconsumata direttamente in casa – quindi non venduta al GSE – sia soggetta a tassazione. La risposta è no: l’energia che autoconsumi non genera alcun flusso economico né fiscale, e quindi:
- Non è tassata in alcun modo;
- Non va dichiarata;
- Non richiede alcun adempimento.
L’unico obbligo scatta quando si immette energia in rete e si riceve un pagamento, anche modesto.
Detrazioni e cumuli: attenzione ai limiti normativi
Se l’impianto fotovoltaico è stato installato con il Superbonus 110% o altre forme di agevolazione (es. Bonus Casa 50%), è fondamentale verificare la compatibilità con i regimi fiscali in vigore. In particolare:
- Il Superbonus non può essere cumulato con altri incentivi o regimi speciali (come lo Scambio sul Posto).
- Tuttavia, è pienamente compatibile con il Ritiro Dedicato, a patto che venga dichiarato correttamente il reddito derivante dalla vendita dell’energia in eccesso.
- È importante non confondere le detrazioni ottenute con la natura dei proventi annuali: uno è un beneficio fiscale una tantum, l’altro è un reddito continuativo.
Sanzioni e controlli: cosa evitare
Anche se spesso i proventi del Ritiro Dedicato sono modesti (nell’ordine di poche centinaia di euro l’anno), ometterli dalla dichiarazione può comportare accertamenti fiscali. L’Agenzia delle Entrate incrocia i dati trasmessi dal GSE con le dichiarazioni dei contribuenti.
Per questo motivo, è fondamentale:
- Conservare le certificazioni annuali del GSE;
- Includere sempre i redditi RID, anche se piccoli;
- Verificare la corretta imputazione nella propria dichiarazione.
Il rischio di sanzioni è basso, ma la tracciabilità dei dati da parte dell’Agenzia è totale.
In sintesi: guida rapida per l’utente
SITUAZIONE | COSA DICHIARARE | DOVE |
Impianto privato < 20 kW | Proventi da RID come “redditi diversi” | Quadro RL (Modello Redditi) o Quadro D (730) |
Impresa o partita IVA | Proventi da RID come reddito d’impresa | Contabilità ordinaria o forfettaria |
Condominio | Proventi a carico del condominio, poi suddivisi | 770 condominiale + quote in 730 dei singoli |
Autoconsumo senza vendita | Nessuna tassazione, nessuna dichiarazione | –
|
Se hai dubbi specifici sul tuo caso personale, è sempre consigliabile consultare un commercialista aggiornato sul settore energetico o un CAF esperto in pratiche fotovoltaiche. Una corretta gestione fiscale è parte integrante del rendimento complessivo dell’investimento fotovoltaico.
Conclusione: prima o dopo il 29 Maggio 2025, scegli il fotovoltaico con Multiuser al tuo fianco!
Il settore del fotovoltaico sta attraversando un cambiamento epocale. A partire dal 29 maggio 2025, il meccanismo dello Scambio sul Posto non sarà più disponibile per i nuovi impianti, e l’unica opzione di valorizzazione dell’energia immessa in rete sarà il Ritiro Dedicato. Questa transizione segna la fine di un’epoca, ma apre anche nuove opportunità per chi sa coglierle in tempo.
Se stai pensando di installare un impianto fotovoltaico a casa tua o nella tua azienda prima del 29 maggio 2025, sappi che sei ancora in tempo per accedere al vecchio e vantaggioso regime dello Scambio sul Posto, a patto che:
- L’impianto venga attivato e connesso alla rete entro il 29 maggio 2025;
- La richiesta al GSE venga inviata entro il 26 settembre 2025.
Ma attenzione: le tempistiche sono strette, e la burocrazia richiede esperienza e precisione. Ecco perché è fondamentale affidarsi a un’azienda solida e organizzata come Multiuser, in grado di seguirti passo dopo passo e garantire il rispetto di ogni scadenza.
Se invece prevedi di installare il tuo impianto dopo la scadenza di maggio, non c’è motivo di rinunciare: con il Ritiro Dedicato, potrai comunque ottenere un ritorno economico per l’energia che non autoconsumi. Il segreto sarà ottimizzare l’autoconsumo, eventualmente integrando un sistema di accumulo o partecipando a una comunità energetica.
Anche in questo scenario, Multiuser è il partner ideale per aiutarti a progettare un impianto già ottimizzato per il nuovo contesto normativo, integrando le migliori tecnologie e guidandoti anche nelle pratiche di accesso al RID.
Se risiedi a Roma o nella sua provincia e stai considerando l’installazione di un impianto fotovoltaico, Multiuser è il partner ideale per accompagnarti in questo percorso. Con oltre 30 anni di esperienza nel settore degli impianti elettrici ed elettronici, Multiuser offre un servizio completo che va dalla diagnosi energetica alla progettazione, installazione e manutenzione degli impianti fotovoltaici, garantendo soluzioni su misura per ogni esigenza.
Contattaci adesso per ricevere informazioni dettagliate sui nostri servizi!